Tag

Virginia Raggi è seduta sul sedile posteriore dell’Alfa Giulia e dice all’autista di accelerare; nella tasca destra del giaccone tiene un rosario. L’auto senza scorta sfreccia sul Grande Raccordo Anulare, verso gli ultimi bagliori del tramonto. Le luci dei lampioni si riflettono sui finestrini.

Ai primi capannelli di gente, Virginia si stende sul sedile e si nasconde sotto una coperta. Sono per la maggior parte donne, alcune hanno una candela tra le mani e pregano. L’Alfa Giulia entra dall’ingresso della discarica di Malagrotta e subito si deve fermare, il terreno è troppo sconnesso per proseguire. Virginia Raggi apre lo sportello, il fetore è insopportabile nonostante la mascherina. Si porta un fazzoletto imbevuto di profumo al naso, e accompagnata da un carabiniere prosegue all’interno della discarica. L’area è presidiata da militari, disposti in cerchio a formare una barriera dalle maglie strette.

Nicola Zingaretti esce dalla prima barriera umana e le viene incontro con passo malfermo. “Come lo hanno saputo, le persone là fuori?”, chiede Virginia. Zingaretti è sconvolto, ha gli occhi rossi per il pianto, scuote la testa, non sa come l’abbiano saputo. “Andiamo”, fa Virginia Raggi. Il rosario glielo ha regalato la nonna, la vecchia che parlava coi morti. Nel quartiere quando la vedevano si facevano il segno della croce. I militari fanno passare Virginia e Zingaretti e poi richiudono subito la barriera. Virginia stringe il rosario così forte che i grani di corallo le lasciano il segno nella carne morbida del palmo. Supera un vecchio infagottato in un cappotto nero, e raggiunge un altro gruppo di militari. Voltandosi per rispondere al saluto del comandante vede il vecchio in faccia. Istintivamente si inchina: “Santità…”, dice. Subito Bergoglio la ferma: “No. Io non sono qui. Nessuno di noi è qui.”

Insieme percorrono gli ultimi metri, Zingaretti resta indietro, in lacrime. Virginia allora lo vede. Le manca il fiato, lascia cadere il fazzoletto.

Sembra un essere umano, steso su un fianco in posizione fetale, ma è alto più di tre metri. Il volto sembra di donna, ma la sua nudità mostra un pene piccolissimo e flaccido. La cassa toracica è sproporzionata rispetto al resto del corpo, e sulla schiena ci sono due grande ali bianche a forma di goccia, lunghe dalla nuca fino ai polpacci. Bergoglio si inginocchia, prega, è in estasi, Virginia ha un mancamento, Zingaretti la sorregge. “Mio Dio!” esclama Virginia con la voce rotta dal pianto, e cade in ginocchio anche lei, affondando le mani fino ai polsi nei rifiuti. Ciò che ha davanti è troppo grande per essere compreso. Sulle ali c’è del sangue non ancora coagulato, di colore rosso scuro, che brilla sotto le luci di emergenza montate per illuminare il luogo. La carne è di un bianco spettrale ma intatta, e ricopre con uniformità e proporzione l’intero corpo. Le unghie dei piedi sono ad artiglio, così come quelle delle mani. Virginia Raggi comincia a tremare, la nonna gliel’aveva detto che certe cose esistevano. Bergoglio prega mormorando in spagnolo e in latino.

“Chi lo ha trovato?” chiede Virginia. “Uno degli operai”, risponde Zingaretti. “Lavorava in questo posto da vent’anni. Ora è…”. La frase gli si strozza in gola. “Da quanto tempo pensate sia qui?”, dice Virginia. “E’ impossibile saperlo esattamente, ma i fogli di giornale in quello strato sono del 1988”. “Più di trent’anni sepolto sotto i rifiuti… Che cosa diremo alla gente?” “Non diremo nulla”, dice Bergoglio. “Non abbiamo mai detto nulla, neanche le altre volte”. Virginia e Zingaretti, stupefatti, si voltano verso Bergoglio che non rivolge loro lo sguardo, e parla fissando ancora quell’essere spaventoso e bellissimo. “E’ il terzo che troviamo. Gli altri due li teniamo custoditi in una cripta. Il primo lo abbiamo trovato in Germania, alla fine della Seconda Guerra Mondiale; un altro in Palestina, nel 1969. Abbiamo fatto gli esami al carbonio 14: sono morti da circa diecimila anni, ma non hanno nessun segno di decomposizione.”

“Cosa ne farete adesso?” “Lo prenderemo, lo porteremo nella cripta insieme agli altri, e nessuno saprà mai che è esistito”. “Ma cosa… cosa significa tutto questo?” balbetta Virginia, con un labbro che trema istericamente. Bergoglio sospira: “Non lo so. L’idea che mi sono fatto è che gli angeli siano il simbolo della bellezza perduta. La bellezza è un dono del Signore. Che cosa ne stiamo facendo, noi uomini?”

Proprio in quel momento si sentono arrivare gli elicotteri del Vaticano. “Via tutti” dice Bergoglio. Chi può dà un ultimo sguardo all’angelo sepolto sotto i rifiuti, tra piatti di plastica sporchi, mascherine usate, cartacce, bottiglie rotte. Virginia si allontana barcollando, e pensa alla bellezza perduta del mondo, mentre torna verso l’Alfa Giulia.

(adattamento di un brano di Hotel Messico)